La mappa di comunità


La mappa di comunità della Valle Gesso, realizzata dalle comunità locali insieme all'Ecomuseo della Segale e disegnata da M. Tallone.

Autoritratto di un territorio

Che cos’è una mappa di comunità? Le “mappe di comunità” sono la versione italiana delle Parish maps britanniche promosse dall’associazione Common Ground, che ha come obiettivi la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio locale attraverso il coinvolgimento attivo delle comunità locali. Una mappa di comunità è uno strumento con cui gli abitanti di un determinato luogo scelgono di rappresentare il patrimonio, il paesaggio, i saperi in cui si riconoscono e che desiderano trasmettere alle nuove generazioni.

Una mappa di comunità rappresenta dunque il modo con cui la o le comunità locali vedono, percepiscono, attribuiscono valore al proprio territorio, alle sue memorie, alle sue trasformazioni, alla realtà attuale e a come si vorrebbe che fosse in futuro. Consiste in una rappresentazione cartografica o in un qualsiasi altro prodotto o elaborato (un plastico, una composizione di foto, disegni, parole e oggetti, e così via) in cui le persone possano vedere riflessa la propria rappresentazione del territorio.


Un lavoro di squadra

La realizzazione della mappa di comunità ha coinvolto nel 2007 un gruppo di lavoro aperto a tutti gli abitanti della Valle Gesso. “Quali sono i luoghi, i monumenti, i personaggi, i detti che meglio rappresentano Entracque, Andonno, Roaschia, Valdieri, Sant’Anna?”. Se ne è discusso insieme per mesi, con il coordinamento degli animatori dell’Ecomuseo della Segale. Entracquesi, andonnesi, roaschini, valdieresi e santannesi si sono così confrontati per mesi su quanto c’è di più ovvio e nel contempo meno banale: il luogo in cui si vive. Ci è voluto circa un anno di lavoro collettivo perché lentamente prendesse forma la mappa. I vari gruppi si riunivano ogni due settimane e ogni incontro aveva un argomento (chiese, piloni, ponti, fontane, ricette), che di volta in volta veniva discusso e approfondito: venivano avanzate proposte, discusse idee, suggerite soluzioni. Ogni incontro veniva registrato e si è tenuto un diario delle varie fasi preparatorie e di stesura della mappa. L’atto conclusivo ha visto la selezione mediante voto degli elementi individuati nel corso dei vari incontri. ll risultato finale del lavoro è stato un acquerello realizzato da una giovane artista, che riporta gli elementi del territorio considerati significativi da chi lo abita - che spesso non coincidono con gli scorci diffusi dalle cartoline e con i panorami più apprezzati dai turisti.


La Carto ‘d la gent d ‘isi

Si riconoscono il corso del torrente Gesso e i vari paesi disposti lungo i suoi rami. A fare da cornice c’è invece una galleria di immagini che rappresentano la valle intera: lungo il margine sinistro sono rappresentati scorci montani, rilievi e barme (piccole grotte) dei dintorni; in basso ci sono alcuni prodotti tipici della; lungo il margine destro sono riportati infine i mestieri di un tempo, dalla guida alpina al cavatore di lose, le pietre piatte utilizzate per la copertura dei tetti. All’interno della mappa le immagini sono sottotitolate nelle parlate di ogni paese (entracquese, roaschino, andonnese, santannese, …), le didascalie invece sono tutte in valdierese.


Scelte e montaggi

Ogni mappa culturale è frutto di scelte e montaggi, che cuciono insieme il paesaggio materiale e immateriale: non riflette come uno specchio ciò che vi è, ma mostra ciò che è ritenuto importante, desiderabile - o semplicemente bello e meritevole di essere mostrato. Con conseguenze che possono apparire paradossali a un occhio esterno. Così a Entracque mancano le dighe dell’Enel e le piste da sci, ma ci sono due antichi ponti in pietra semidimenticati (il ponte del Suffièt, e il ponte di Burga), la palazzina di caccia reale di San Giacomo, la chiesa parrocchiale, un cavaliere vestito di nero che simboleggia le Parlate e un ritratto del battagliero sindaco, alpinista e partigiano Aldo Quaranta. Analogamente, a Sant’Anna si è scelto di rappresentare non la chiesa omonima bensì la statua della santa, conosciuta solo dai locali, per via di una vicenda miracolosa che l’ha resa oggetto di profonda devozione. A Valdieri, alla fontana della piazza è stata preferita la più discosta funtana marseio, dove si andavano a lavare i panni e l’isòp, la lavanda. A Roaschia non c’è traccia delle gigantesche cave che ne hanno sfigurato la valle, ma c’è un piccolo tèit in segale.

Senz’altro persone diverse avrebbero dato luogo a una Carto diversa, resta il fatto che quella attuale è il ritratto di una valle che si vede bene più col cuore che con gli occhi...


Dalla mappa e più in là

Il lavoro è continuato anche al di fuori degli appuntamenti “ufficiali”, andando a coinvolgere molte più persone rispetto a quelle che effettivamente prendevano poi parte agli incontri. I promotori delle ricerche d’archivio e delle interviste erano soprattutto soggetti sensibili: ex messi comunali, dipendenti pubblici, insegnanti. I lavori per la realizzazione della mappa di comunità hanno innescato processi spontanei di approfondimento e ricerca. Per esempio a Valdieri è stata realizzata una sorta di «enciclopedia del sapere e del patrimonio» in tre volumi e un lungometraggio.
Ora il gruppo di autori è istituito in associazione culturale. Gli andonnesi hanno realizzato un lavoro sulla coltivazione della lavanda che è diventato un libro e un film.