La coltivazione della segale oggi

Cosa è cambiato dalla coltivazione di una volta a quella contemporanea?

Oggi gli agricoltori possono scegliere tra più varietà di segale e possono contare sulla meccanizzazione delle lavorazioni. Oggi infatti la segale viene coltivata su ampi appezzamenti dove si possono impiegare quei macchinari che non si sarebbero mai potuti arrampicare sugli stretti terrazzamenti delle Alpi Marittime.


“Segali”

Adesso gli agricoltori hanno a disposizione un’ampia gamma di varietà selezionate. Diversamente dagli ecotipi, ossia delle entità evolutesi in modo naturale in funzione delle caratteristiche del luogo che le ospitava e che ancora oggi si trovano nei siti tradizionali di coltivazione, queste cultivar hanno subito un lungo processo di miglioramento a opera dell’uomo, che ne ha “fissato” stabilmente i caratteri più ricercati, come la taglia ridotta della pianta, meno soggetta all’allettamento, e il maggior peso del chicco, funzionale alla produzione di quantità di farina maggiori e di migliore qualità per la panificazione.


Campi meccanizzati

Tutte le lavorazioni sono oggi meccanizzate, dall’aratura all’erpicatura per la preparazione del letto di semina, dalla semina, fatta a file, alla mietitrebbiatura, che con un solo passaggio taglia le piante e separa la granella dalla paglia. Gli interventi di fertilizzazione hanno spesso preso il posto della letamazione; in ogni caso anche oggi non sempre vengono eseguiti vista la frugalità della pianta, che comunque non disdegna mai l’apporto di sostanze nutritive.


Dal campo al campo

Oggi la granella di segale viene anche impiegata come substrato per la coltivazione dei funghi: Pleutorus e prataioli crescono a meraviglia su un letto di semi di segale, preparati con bollitura, aggiunta di una piccola quantità di gesso e inoculazione di spore.


Dal campo alla greppia

La segale può contribuire fino al 60% della razione in granaglia dei bovini d’allevamento e fino al 15% del mangime nell’allevamento dei polli. Inoltre in primavera la segale genera un eccellente pascolo precoce e contribuisce notevolmente nell’area mediterranea all’allevamento estensivo, brado e semibrado, di razze rustiche di suini. Ma anche gli struzzi gradiscono razzolare sui campi di segale tagliata bassa, asciutti e salubri.


Dal campo al serbatoio

Il bioetanolo per autotrazione viene ottenuto da distillazione di piante alcoligene: zuccherine (canna da zucchero e barbabietola) e amidacee (cereali). La scelta della specie dipende dal clima: per esempio, in Germania, a fine 2007 è stato avviato uno dei più grandi e moderni impianti per la produzione di etanolo anidro che processa 600.000 tonnellate di segale all’anno.